lunedì, settembre 10, 2012

La decrescita felice !?

Era un argomento che avevo messo da parte perché non mi convinceva, ma ora desidero affrontarlo perché ho scoperto che molte persone che conosco e stimo lo ritengono un buon argomento e una soluzione per il nostro futuro.
La spinta ad occuparmene, deriva dalla pubblicazione da parte della rivista Valori di un inserto monografico che parla proprio di questo movimento, in occasione della conferenza internazionale che si terrà a Venezia. La sorpresa per molti è che questo inserto è sostanzialmente negativo nei confronti del movimento per la decrescita, mentre la rivista Valori è edita dalla fondazione Banca Etica, alla quale si rifa una gran parte di chi vorrebbe una finanza senza speculazione, che aiuti l'economia invece di depredarla.
Naturalmente molti hanno accolto con sorpresa questa uscita e hanno scritto dissociandosi. Per chi si vuol rendere conto del punto di vista di Valori, può leggere per intero l'inserto .
Ho già anticipato che le tesi di questo movimento non mi convincono, ma ritengo che l'inserto sia fatto per creare divisione e non per far capire le differenti opinioni. Per questo ho pensato di scrivere questo post, raccontando le tesi del movimento per la Descrescita Felice indicandone i punti che ritengo non accettabili e cosa penso invece si debba fare.
Spero che in questo modo sarà più facile farsi una opinione avendo sottocchio le diverse tesi.
Non è facile sintetizzare il complesso di una teoria che ha avuto ampia descrizione in libri e articoli, cercherò di descrivere i concetti di base analizzando poi cosa significa nella vita pratica la loro applicazione.
Il movimento nasce dalla constatazione che il modello economico dominante si basa sulla crescita illimitata. Dato che la civiltà occidentale si basa sull'aumento costante dei consumi, ci si scontra con la sostenibilità ecologica e in mancanza di opportuni cambi di prospettiva la attuale civiltà si muove verso l'autodistruzione. Ne consegue sul piano pratico, l'attenzione a preservare i beni comuni, a conseguire il massimo risparmio energetico a consumare in modo critico con la collaborazione tra le persone.
Sono tutti temi in grado di aggregare i movimenti di opinione ecologisti, anticonsumisti con particolare evidenza nella presente situazione di crisi finanziaria.
Un argomento di particolare critica è l'indicatore del PIL che vuole misurare il prodotto interno lordo. Secondo i critici, il PIL misurando lo stato di benessere e il miglioramento delle condizioni di vita in correlazione con il consumo di merce non riesce a misurare i veri miglioramenti che dovrebbero essere nei rapporti tra le persone, nei servizi e nella qualità dell'ambiente.
Queste sono le constatazioni che tutti possiamo fare e sulle quali non c'è contestazione possible. Credo che questo sia un punto di partenza su cui possiamo concordare.
L'intellettuale più in vista del movimento è Serge Latouche, professore di economia a Parigi, che ha proposto per il movimento otto parole d'ordine, che sono sintetizzabili nelle otto erre:

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.
Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.
Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.
Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).
Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”.
Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.
Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”.
Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.
Le definizioni sopra riportate sono quelle di Latouche, ma qui sta il problema secondo me, bisogna portare queste definizioni al concreto delle applicazioni reali per vedere se sono davvero attuabili.
In sostanza il MDF rappresenta una costruzione ideale di come dovrebbero essere la società e richiede la partecipazione di ciascuno per cambiare le proprie scelte di vita per allinearsi. Ma il cambiamento di paradigma personale di una minoranza di persone non garantisce che si estenda a tutta la popolazione, perlomeno nei paesi più sviluppati economicamente.
La diffusione alla intera società potrà avvenire per due diverse situazioni:

  • il cambiamento porta dei vantaggi, sia economici che di benessere, facendo in modo che la sua adozione sia vantaggiosa, .... oppure .....
  • la civiltà attuale collassa sotto il peso delle sue inefficienze, la mancanza di energia e di materie prime, la lotta per accaparrasi le ultime riserve impedisce ogni sviluppo sociale. Un gruppo di persone preparato che sia in grado di mostrare una alternativa può prendere la guida delle società e trasformarle.
Gli otto punti non sono certo una scelta per tutti, quindi il movimento serve per la preparazione di idee e pratiche di vita da parte di un ristretto gruppo di persone, in attesa di un disfacimento della società prossimo venturo. Dato che in mancanza di alternative, entro qualche decennio questa prospettiva potrebbe avverarsi la prospettiva messianica può rimanere viva, anzi possiamo dire che lo scoppio di tutte le contraddizioni della società economica, per gli aderenti a questo movimento, sono benvenute perché ci avvicinano al punto di svolta.
Salta la centrale di Fukushima? stop al nucleare
C'è la crisi economica? Si consuma di meno
Il prezzo della benziana è alle stelle? Usiamo di meno l'auto
Aumenta la disoccupazione? Più spazio all'autocostruzione
Come detto più sopra la costruzione ideale è difficile da tradurre in pratica, perché delle scelte operative o sono troppo semplici e non in grado di incidere nella realtà, salti in avanti diventano non applicabili.
Vorrei quindi esaminare gli otto punti per trovare che cosa significano in pratica. Rivalutare Vuol dire cambiare atteggiamento di fronte alle scelte di vita e ai modelli di spesa e di comportamento. E' una scelta individuale, o di un gruppo di persone che vogliono diffondere le proprie idee. Si deve avere la forza di andare oltre il condizionamento del sistema.
Ricontestualizzare Vale quanto detto per il punto precedente
Ristrutturare vuol dire modificare i rapporti sociali, economici per sradicare i comportamenti tesi alla crescita. O queste operazioni sono fatte in un regime totalitario che ne impone la realizzazione per legge o potranno essere scelti solo dopo che la società attuale si trovi impossibilitata a funzionare, quindi in una situazione drammatica.
Ridistribuire Fare in modo che tutte le persone abbiano il necessario, assicurando lavoro e condizioni di vita. Siamo ancora nell'ambito dell'utopia.
Ridurre Questo è più comprensibile, ma la riduzione significa ridurre gli sprechi o limitare le possibilità? Entrambe le cose e quindi la riduzione comporta una frenata alle azioni, con la ricerca di soluzioni più semplici ritornando al passato.
Riutilizzare Vuol dire costruire prodotti che durano e che possano essere riparati per non gettare materie prime e risorse. Questo è un argomento tecnico ed economico: se i prodotti non si rinnovano chi compra quelli nuovi? Dobbiamo pensare alla possibilità di aggiornamento.
Riciclare Non sembra diverso da quello che già si tenta di fare, quello che non si aggiorna lo si deve recuperare, adesso i prodotti non sono pensati per il riciclo, ma con opportune regole si può migliorare.
Traducendo in pratica questi suggerimenti si capisce che siamo ancora nella formulazione teorica, senza indicazioni realistiche su come applicarle. Le ricette pratiche che si vedono proporre sono di una grande ingenuità e buona volontà, al punto che non voglio riportarle perché spesso sono al limite del ridicolo. Non non posso fare a meno... devo citare i mobili fatti con i pallet perché il concetto è che si ricicla e non si butta, peccato che i pallet usati e mostrati da chi fa queste cose siano nuovi, perché ovviamente i pallet usati sono rotti, sporchi e non recuperabili!
Abbiamo invece bisogno di soluzioni che cambino il modello di sviluppo, con l'uso di nuove tecnologie energetiche rinnovabili che siano competitive con il costo dell'energia fossile. Dobbiamo quindi far leva sulla ricerca per trovare nuove strade e nuovi modelli di vita che siano migliori cioè che potenzino le possibilità umane e non le limitino artificialmente. Il movimento deve indicare quali sono le strade da percorrere perché i cambi di mentalità corrispondano a necessità di vita, anzi siano le soluzioni per una vita migliore e trovare le fonti di finanziamento perché la ricerca le studi e l'industria le applichi. Le soluzioni trovate non faranno diminuire il PIL, ma risolveranno i problemi.
Piuttosto che indicare la soluzione facile di ridurre tutto sarebbe meglio trovare le soluzioni con nuove tecnologie o soluzioni organizzative per ridurre l'impatto ecologico dando vantaggi e non introducendo limiti.
Non credo di essere il primo a fare questa critica, che viene rigettata dal movimento per la decrescita felice bollandola come "crescita sostenibile" perché non mette in discussione la tendenza ai consumi e la società capitalista. Per Latouche la "crescita sostenibile" è un ossimoro, perché la crescita per sua natura è un mostro insaziabile che si nutre incessantemente di nuove risorse.
L'esempio che mi piace, derivato dalla natura, è quello dell'albero, che cresce rapidamente e poi più lentamente e alla fine si stabilizza a una forma e dimensione ottimale: nella natura non esiste la crescita senza fine. Ma l'albero e il bosco continuano a vivere, in modo costante.
Per dire la verità se non ci sono influenze esterne il bosco si espande costantemente fino a occupare tutto il territorio su cui esistono condizioni vitali. Una volta occupato tutto il territorio lavora internamente ed in modo incessante per utilizzare il materiale organico eistente.
Questo esempio lo potete leggere più estesamente nel blog di Marco, un pubblicitario che lavora per la decrescita senza applicare ideologie estreme ma con il passo concreto di una sana crescita robusta e consapevole.
Ci sono molti esempi di tecnologia amica, perché lo spreco è la stupidità, come chi continua a usare le lampadine a incandescenza per la pigrizia di cambiarle. La conclusione dei ragionamenti fatti è che l'analisi della situazione futura è chiara e coincide, i metodi per affrontarla sono diversi, val la pena che ognuno vada per la propria strada e poi si vedrà chi arriva prima. Quello che conta è arrivare, uscendo dai laboratori con la soluzione o vivendo in una società tipo Amish. A ognuno la propria scelta.

venerdì, luglio 20, 2012

Oltre l'austerità Un libro da scaricare che spiega la crisi


Può essere scaricato da oggi questo libro in pdf Oltre l'austerità un ebook gratuito per capire la crisi che racconta in modo sistematico e approfondito i temi della crisi, di cui vi ho parlato nei post precedenti.


Il libro è stato scritto da vari economisti italiani e costituisce un critica alle azioni che sono state fatte, ma è utile specialmente perché approfondisce i singoli temi e permette di capire meglio il contesto in cui si collocano le azioni.
Le notizie economiche che apprendiamo dai giornali ci raccontano solo la facciata dandone la interpretazione che i governi e le istituzioni finanziarie vogliono raccontare.
La situazione è in rapida evoluzione e in continuo peggioramento e richiede la massima consapevolezza di tutti perché è evidente che in mancanza di azioni efficaci si arriverà presto al limite.
Ricordo che il noto "speculatore" Soros, che è persona che se ne intende, ha pronosticato all'inizio di giugno soli tre mesi di durata per l'euro, in mancanza di decisioni soddisfacenti per i mercati.

giovedì, giugno 28, 2012

A Manifesto for Economic Sense


Gli economisti Paul Krugman e Richard Layard hanno pubblicato sul Financial Times questo documento che è un attacco alle soluzioni proposte che non sono altro che le ricette applicate nel 1930 basate sul pareggio di bilancio e l'austerità, non avevano funzionato allora e non funzioneranno ora. 

Sperare non basta, accettare a capo chino come ha fatto la Grecia non ci salverà, bisogna cominciare a smascherare tutte le bugie che ci stanno propinando, questi apprendisti stregone che ci governano.
Se la lettura dell'inglese vi manda in crisi, una traduzione del testo la trovate qui. ( peccato sarebbe stata una lezione di finanza e di inglese nello stesso tempo!)
More than four years after the financial crisis began, the world’s major advanced economies remain deeply depressed, in a scene all too reminiscent of the 1930s. And the reason is simple: we are relying on the same ideas that governed policy in the 1930s. These ideas, long since disproved, involve profound errors both about the causes of the crisis, its nature, and the appropriate response.
These errors have taken deep root in public consciousness and provide the public support for the excessive austerity of current fiscal policies in many countries. So the time is ripe for a Manifesto in which mainstream economists offer the public a more evidence-based analysis of our problems.
  • The causes.
  •  Many policy makers insist that the crisis was caused by irresponsible public borrowing. With very few exceptions - other than Greece - this is false. Instead, the conditions for crisis were created by excessive private sector borrowing and lending, including by over-leveraged banks. The collapse of this bubble led to massive falls in output and thus in tax revenue. So the large government deficits we see today are a consequence of the crisis, not its cause.
  • The nature of the crisis.
  •  When real estate bubbles on both sides of the Atlantic burst, many parts of the private sector slashed spending in an attempt to pay down past debts. This was a rational response on the part of individuals, but - just like the similar response of debtors in the 1930s - it has proved collectively self-defeating, because one person’s spending is another person’s income. The result of the spending collapse has been an economic depression that has worsened the public debt.
  • The appropriate response.
  •  At a time when the private sector is engaged in a collective effort to spend less, public policy should act as a stabilizing force, attempting to sustain spending. At the very least we should not be making things worse by big cuts in government spending or big increases in tax rates on ordinary people. Unfortunately, that’s exactly what many governments are now doing.
  • The big mistake.
  •  After responding well in the first, acute phase of the economic crisis, conventional policy wisdom took a wrong turn - focusing on government deficits, which are mainly the result of a crisis-induced plunge in revenue, and arguing that the public sector should attempt to reduce its debts in tandem with the private sector. As a result, instead of playing a stabilizing role, fiscal policy has ended up reinforcing the dampening effects of private-sector spending cuts.
In the face of a less severe shock, monetary policy could take up the slack. But with interest rates close to zero, monetary policy - while it should do all it can - cannot do the whole job. There must of course be a medium-term plan for reducing the government deficit. But if this is too front-loaded it can easily be self-defeating by aborting the recovery. A key priority now is to reduce unemployment, before it becomes endemic, making recovery and future deficit reduction even more difficult.
How do those who support present policies answer the argument we have just made? They use two quite different arguments in support of their case.
The confidence argument. Their first argument is that government deficits will raise interest rates and thus prevent recovery. By contrast, they argue, austerity will increase confidence and thus encourage recovery.
But there is no evidence at all in favour of this argument. First, despite exceptionally high deficits, interest rates today are unprecedentedly low in all major countries where there is a normally functioning central bank. This is true even in Japan where the government debt now exceeds 200% of annual GDP; and past downgrades by the rating agencies here have had no effect on Japanese interest rates. Interest rates are only high in some Euro countries, because the ECB is not allowed to act as lender of last resort to the government. Elsewhere the central bank can always, if needed, fund the deficit, leaving the bond market unaffected.
Moreover past experience includes no relevant case where budget cuts have actually generated increased economic activity. The IMF has studied 173 cases of budget cuts in individual countries and found that the consistent result is economic contraction. In the handful of cases in which fiscal consolidation was followed by growth, the main channels were a currency depreciation against a strong world market, not a current possibility. The lesson of the IMF’s study is clear - budget cuts retard recovery. And that is what is happening now - the countries with the biggest budget cuts have experienced the biggest falls in output.
For the truth is, as we can now see, that budget cuts do not inspire business confidence. Companies will only invest when they can foresee enough customers with enough income to spend. Austerity discourages investment.
So there is massive evidence against the confidence argument; all the alleged evidence in favor of the doctrine has evaporated on closer examination.
The structural argument. A second argument against expanding demand is that output is in fact constrained on the supply side - by structural imbalances. If this theory were right, however, at least some parts of our economies ought to be at full stretch, and so should some occupations. But in most countries that is just not the case. Every major sector of our economies is struggling, and every occupation has higher unemployment than usual. So the problem must be a general lack of spending and demand.
In the 1930s the same structural argument was used against proactive spending policies in the U.S. But as spending rose between 1940 and 1942, output rose by 20%. So the problem in the 1930s, as now, was a shortage of demand not of supply.
As a result of their mistaken ideas, many Western policy-makers are inflicting massive suffering on their peoples. But the ideas they espouse about how to handle recessions were rejected by nearly all economists after the disasters of the 1930s, and for the following forty years or so the West enjoyed an unparalleled period of economic stability and low unemployment. It is tragic that in recent years the old ideas have again taken root. But we can no longer accept a situation where mistaken fears of higher interest rates weigh more highly with policy-makers than the horrors of mass unemployment.
Better policies will differ between countries and need detailed debate. But they must be based on a correct analysis of the problem. We therefore urge all economists and others who agree with the broad thrust of this Manifesto to register their agreement at manifesto for economic sense, and to publically argue the case for a sounder approach. The whole world suffers when men and women are silent about what they know is wrong.

sabato, giugno 23, 2012

Monti: Euro is here to stay

Ci sarebbe da meravigliarsi se avesse detto il contrario. Su certi argomenti si deve negare anche di fronte all'evidenza. Ma un fatto certo è che siamo in crisi.
L'euro c'entra in questa crisi ?
Non era un problema dei subprime americani? come sono andate veramente le cose in Europa?


Quando è stato adottato l'euro ci hanno detto che serviva per legarci ad una moneta forte come il marco e così avremmo potuto goderci bassi livelli di interesse sul debito pubblico e quindi ripagarlo più facilmente.
Quello che non ci hanno detto è che le economie dei paesi europei non viaggiano con lo stesso livello di inflazione, la Germania ha fatto delle riforme al mercato del lavoro, che hanno comportato una precarizzazione e la riduzione dei salari.
Questa operazione è stata possibile perché la Germania ha infranto il patto di stabilità, certo il debito in valore assoluto è maggiore di quello italiano, per creare sussidi ai lavoratori in mobilità.
Ha così forzato una svalutazione interna che ne ha migliorato le condizioni di scambio nei confronti dei paesi europei periferici.
Oggi i tedeschi ci chiedono l'austerità e il pareggio di bilancio in costituzione.
Il legame con l'Euro sta quindi diventando uno strumento di regolazione dall'esterno e di repressione salariale, alla luce di questa considerazione si capisce la rigidità sulla trattativa dell'art.18 del ministro Fornero.
Le difficoltà non sono dovute tanto al debito pubblico quanto agli squilibri della bilancia dei pagamenti. Essendo il cambio fisso, ai paesi periferici dell'area euro, non è consentito svalutare per compensare il diverso tasso di inflazione, così si indebitano con la Germania che risulta più competitiva, dato che ha denaro a prezzi più bassi ( ancora lo spread!).
La crisi quindi non nasce per l'alto livello di debito pubblico, ma per il debito dei privati, che avevano finanziato i propri acquisti approfittando di tassi di interesse favorevoli.
Difatti se un paese compra all'estero più di quanto vende, deve farsi prestare la differenza, e questi prestiti sono stati fatti dalle banche tedesche.
Quando le banche tedesche che sono anche piene dei titoli subprime americani hanno dovuto rientrare dai propri prestiti è scoppiata la crisi. Gli interventi dello stato per salvare le banche hanno poi spostato il debito dal privato al  pubblico, cioè le banche, che sono private, sono state salvate dall'intervento statale con denaro dei contribuenti.
In Italia abbiamo una unione monetaria da 150 anni che ha messo assieme due zone con diversa forza economica. Il Sud produce un PIL inferiore a quello del Nord e la compensazione avviene con trasferimenti fiscali dal Nord. La stessa cosa avviene negli Stati Uniti tra gli stati più ricchi e quelli del Sud più poveri, ora la cosa è consolidata, ma non è stato semplice arrivarci.
In Europa non esiste un meccanismo di compensazione simile, che consenta il trasferimento di risorse dai paesi in surplus a quelli in deficit, la Germania si oppone: questo è il motivo per cui la signora Merkel non vuole gli Eurobond, che sarebbero garantiti dal denaro tedesco, per cui il timore dei tedeschi è che prestando ai parenti poveri questi ci prendano gusto e continuino a fare le cicale sperperando i loro sudati denari.
Come in Italia il meccanismo di solidarietà viene osteggiato dalla Lega, se si dovesse attuare una sistema simile di trasferimento in Europa, vedresti nascere in Germania un partito anti europeo. Quindi l'Euro è diventato un vincolo, nei rapporti tra gli stati e una condanna perpetua dato che ma non esiste nel trattato europeo la possibilità per uno stato di uscirne. Come una volta il matrimonio senza divorzio.

Per garantirsi i tedeschi ci chiederanno di cedere sovranità, che non vorrà dire essere nella stanza dei bottoni a far valere la nostra ragione, ma entraci per prendere ordini dal paese dominante. La prospettiva non è piacevole in nessun caso. Una soluzione più logica ed equa sarebbe che la Germania decidesse di diventare la locomotiva dell'Europa, consumando di più, creando quindi una maggior inflazione interna , così da compensare gli squilibri, ma come si sa, l'argomento inflazione è tabù.
Questa è la situazione, descritta in modo molto schematico, non vi ho detto tutti i passaggi del ragionamento, ma solo i risultati. Se vi fidate è così, se non ci credete chiedetemi di spiegare cosa non avete capito.

venerdì, giugno 22, 2012

Il Moloch della finanza ombra

Il PIL mondiale non cresce abbastanza in fretta per gli speculatori, a loro non basta la crescita naturale degli investimenti. Per ottenere maggiori profitti si creano degli strumenti sintetici, basati su scommesse e sulla ricerca di nuovi settori di cui impadronirsi.
I redditi sono rimasti costanti o diminuiti, mentre i profitti sono stati usati per ricavare extra utili attraverso le scommesse finanziarie.
Quando il sistema finanziario va in crisi, tocca però agli stati, e quindi ai cittadini con i soldi delle loro tasse, intervenire per ripianare le perdite, si chiama " privatizzare i profitti e socializzare le perdite".
 Ma come siamo potuti arrivare a questo punto?
 Il fatto è che il mercato finanziario non ha frontiere e può operare da dove si trova meglio. Non esistendo una autorità a livello mondiale di regolazione, se uno stato tenta di limitarne le attività si sposta da un'altra parte. Negli scorsi anni si è parlato di regolamentare la finanza, ma non si è avuto il coraggio di farne nulla. Nel momento in cui si sovvenzionavano le banche che avevano perso i capitali in operazioni avventate si sarebbe dovuto imporre delle regole, ma evidentemente si è dovuto operare sotto ricatto.
 Le speculazioni non si fanno direttamente sui titoli, ma operando attraverso strumenti derivati che permettono di usare la cosiddetta leva, cioè si usa temporaneamente del denaro preso a prestito per ampliare a dismisura l'importo della operazione. Per esempio sui mercati delle valute, si usano normalmente leve di 100 o 200 volte, significa che se ho un capitale di 10000 euro posso investirne fino a uno o due milioni, con quindi gli utili e anche le perdite corrispondenti.
 Un altro prodotto molto in voga sono i CDS Credit Default Swap, che sono contratti per assicurarsi contro il potenziale fallimento di una società. Ora vengono usati anche per scommettere sulla possibilità di default di uno stato: se possiedo dei titoli di stato e ho il dubbio che lo stato non me li possa rimborsare mi compro una assicurazione in CDS. Il fatto è che per comprare i CDS non è necessario che io possieda i titoli di quello stato, per cui posso comprare e rivendere i CDS speculando sulla loro crescita man mano che si diffonde il panico. Poco importa se, nel caso della Grecia, la quantità di CDS in circolazione fosse corrispondente a dieci volte il valore dei titoli di stato della Grecia.
 Questi prodotti sono un esempio della cosiddetta finanza ombra, che non viene trattata sui mercati regolamentati, ma con trattative private. Non ci sono cifre certe, perché non si tratta di operazioni pubbliche, ma si ritiene che si tratti di un mercato di 700mila miliardi di dollari, contro una capitalizzazione di borsa di 45mila miliardi di dollari ( circa 15 volte di meno) e pari a più di 10 volte il PIL mondiale. Come si vede è una forza di urto capace di vincere qualsiasi resistenza, una massa di veleno in grado di assorbire e annientare.
Non dimentichiamo che i titoli derivati dai famigerati "subprime" sono ancora in circolazione, dato che sono titoli di debito che hanno una durata temporale, e contribuiscono a rendere opaca la valutazione degli istituti finanziari che li possiedono.
 Per avere una informazione più estesa dei valori in gioco suggerisco di guardare questa animazione grafica che presenta i numeri dell'economia finanziaria mondiale, europea ed italiana
 Quello che fa poi impressione è come la politica sia impotente a dominare questa situazione. Come l'apprendista stregone del film Fantasia, appoggiando la teoria economica del neoliberismo si sono liberate delle forze che sono divenute incontrollabili.
 Basta ricordare la recente storia italiana: Lettera di Trichet/Draghi
Caro Primo Ministro ..... Il consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori. ..... nell'attuale situazione riteniamo essenziali le seguenti misure: ..... inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali.... fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni di larga scala. ..... norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti.... ... intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi .... Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate siano prese per decreto legge seguite da ratifica parlamentare entro Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio. ...
I mittenti, persone che non sono stati scelti democraticamente dal popolo italiano si sono sentiti in diritto di interpretare il volere dei "mercati finanziari" .
Dopo che le misure richieste non sono state assunte con l'ampiezza richiesta il mercato ha dato un altro giro di vite con lo spread, Berlusconi è stato cacciato e messo al suo posto un governo di tecnici non eletti, di provenienza finanziaria nei ruoli chiave, che ha fatto:

  • Riforma delle pensioni
  • Riforma dell'art. 18
  • Modifica della costituzione per inserire il pareggio di bilancio.
E noi siamo stati anni ad ascoltare i dibattiti sul bunga-bunga, la cirielli, il lodo Alfano, il matrimonio dei gay, la fecondazione assistita. Ci siamo svegliati o stiamo ancora dormendo?

La finanza etica

Dalle esperienze raccontate nel blog e vissute quotidianamente abbiamo ricavato la convinzione che l'aggettivo che meno si può attribuire alla finanza sia quello etico. Ma rimanendo nell'ambito delle teorie economiche tradizionali è possibile considerare il denaro come uno strumento per lo sviluppo della persona umana e non come fine a se stesso per generare profitto.
 La Finanza Etica raccoglie presta denaro perché sia investito in progetti con obbiettivi socialmente importanti, considera il credito come un diritto per far sì che anche le persone in difficoltà possano avere una vita dignitosa, guarda al profitto derivante dall'operazione finanziaria come a un risultato da distribuire equamente per il bene comune dei partecipanti, seleziona le scelte di investimento solo tra quelle che garantiscono un uso sostenibile delle risorse naturali e non provochino lo sfruttamento degli esseri umani. 
Quindi la Finanza Etica usa gli strumenti tradizionali quali raccolta di denaro per prestarlo a sua volta ma con finalità ribaltate: privilegia la persona al posto del capitale e il giusto ricavo al posto della speculazione.
Il rendimento monetario non è più il criterio principale per la valutazione, dato la finanza etica si rivolge di preferenza verso le attività non-profit come la tutela dei diritti umani, la cooperazione internazionale, le attività artistiche, il commercio equo e solidale, la agricoltura biologica, la produzione ecologicamente compatibile, l'accesso alla abitazione e quindi in generale verso le attività che generano valori per la società e per l'ambiente.
 La Finanza Etica non deve essere confusa con la beneficenza: il denaro non viene regalato ma prestato e ne viene richiesta la restituzione, quindi al finanziato viene fatto carico di farne un uso oculato e al finanziatore di fare una selezione sia di tipo economico che di tipo etico.
 Si deve quindi valutare sia la bontà economica del progetto proposto per il finanziamento, sia il beneficio sociale che ne può derivare alla collettività.
 La attuale crisi economica, causata da una ideologia di completa liberalizzazione del movimento delle merci e dei capitali, pone con grande urgenza la necessità di imporre delle regole, purtroppo la loro adozione è resa difficile dal fatto che queste regole dovrebbero essere attuate in modo uguale in tutti gli stati, per l'opposizione di alcuni che sono diventati luogo privilegiato di operazione della finanza come il regno Unito. 

Chiunque condivida un sentimento di rivolta verso lo strapotere della finanza speculativa che condiziona e ricatta i governi e le nazioni, non può stare inattivo, la sua opera, il suo voto è nel fare una scelta di campo: non rendere disponibile il proprio denaro per gli speculatori, togliendolo dai conti bancari delle banche che operano in modo spregiudicato e affidandolo agli istituti che in modo certo non facciano speculazione ma finanzino il mondo reale selezionando impieghi a valore sociale e ecologico e documentano in modo trasparente le proprie scelte.
 Occorre quindi informarsi non solo per cercare il miglior rendimento, ma conoscere a chi si stanno consegnando i propri risparmi e come saranno impiegati.
 Per iniziare a conoscere questo mondo suggerisco questi siti: quello della cooperativa finanziaria MAG2 e quello della Banca Popolare Etica

mercoledì, giugno 20, 2012

TurboFinanza e modello neoliberista

Seguendo le vicende recenti di quanto succede nel mondo della finanza, mi chiedo come mai sia mancato un intervento regolatore che impedisca l'uso dei meccanismi perversi che le permettono. Sono rimasto enormemente deluso da come il presidente Obama ha gestito la vicenda dei subprime: attraverso la FED ( Federal Reserve) sono stati immessi sul mercato enormi quantità di denaro per evitare che la mancanza di liquidità facesse fermare l'economia, ma non sono state minimamente modificate le regole che avevano consentito di spargere spazzatura in tutto il pianeta.
Il motivo va cercato nel modello economico che è subentrato a partire dagli anni 70 e adottato prima da Margaret Thatcher nel Regno Unito e da Regan negli U.S.A e definito come neoliberismo.
Sempre capitalismo, ma con idee di base come:
    I profitti devono andare al capitale per favorire gli investimenti: in sostanza il concetto che trasferendo il reddito dal salario ai profitti si potesse generare maggiore benessere.
    Gli imprenditori non vanno tassati troppo, in modo che possano investire
    Il sistema bancario funziona prendendo i risparmi e prestandolo con una operazione che minimizza il rischio. Le legislazioni che vincolano le banche al rispetto di certe regole le rendono meno efficienti. Se si eliminano le regole del sistema bancario si migliora l'efficienza e diminuisce il rischio.
    Il settore pubblico non funziona perché non è guidato dalla logica del profitto e quindi è inefficiente e soggetto a corruzione. Se le attività svolte dal settore pubblico sono affidate ai privati, si avrà un aumento del benessere pubblico con servizi migliori e costi più bassi.
Le istituzioni negli ultimi trenta anni sono state impostate su queste regole, con i seguenti risultati:
    La redistribuzione ha concentrato i capitali in poche mani che le hanno usate per speculare finanziariamente
    Senza controlli, le banche hanno potuto costruire prodotti derivati per passare il rischio ad altri senza dirgli il livello di rischio contenuto nel prodotto sottoscritto
    La privatizzazione dei beni pubblici non ha portato ai risultati sperati perché si sono formati degli oligopoli, spesso gestiti per fare cassa più che per fare servizi. La privatizzazione di Autostrade, Ferrovie, Alitalia sono lì a ricordarcelo.
Dopo che si è riscontrato un aumento dei deficit pubblici, la soluzione proposta è consequenziale: il risanamento avviene mediante il taglio delle pensioni, la compressione dei salari, la tassazione favorevole ai redditi più alti che concentra ulteriormente la ricchezza.
 I salvataggi delle banche vengono fatti a spese del denaro dei contribuenti, senza nazionalizzarle né introducendo nuove regole. La nazionalizzazione infatti sarebbe vista come una violazione dei diritti dei proprietari.
Dove sta il capitale di rischio per l'impresa se si fanno errori e poi se ne trasferisce l'onere ad altri? Appare evidente che la situazione che si è determinata rende i politici alla mercé della finanza e impotenti a prendere le decisioni che non piacciono ai mercati.
Ai mercati finanziari è stato permesso di dare giudizi sulla bontà dei titoli pubblici, con gli strumenti che in passato servivano per la valutazione dei titoli obbligazionari delle banche ora si valutano quelli degli stati. E se il governo di uno stato non piace o non si allinea si fanno immediatamente intervenire gli spread per metterlo in riga.
Un esempio per tutti la sostituzione del governo Berlusconi con il governo Monti sotto le raffiche degli spread.
Si può richiamare l'esempio degli antenati romani, che in caso di emergenza, nominavano un dittatore per tempo limitato, ma era il Senato e non la BCE a designarlo.

Dai mutui subprime alla crisi dell'euro

Di recente c'è stato uno scambio di accuse tra Obama e i leader europei, in cui il primo chiedeva che si facesse qualcosa per risolvere la crisi che minaccia di coinvolgere gli Stati Uniti e i secondi rimandavano la palla al mittente, rispondendo che la crisi europea era stata causata dall'America.
Mi sembra la storia di chi cadendo travolge l'altro e poi lo accusa di non stare in piedi! Inoltre Obama è preoccupato perché la sua rielezione a fine anno, dipenderà dall'andamento dell'economia.
Per uscire dalla cronaca e capire la grave situazione è necessario ripercorrere i fatti degli ultimi anni.
 La crisi è iniziata ufficialmente con il fallimento della banca Lehman, ma le cause risalgono a ben prima, e dipende dai debiti delle famiglie americane.
I salari erano stabili, ma i costi per spese come sanità e istruzione erano crescenti. Inoltre il modello di sviluppo basato sui consumi spingeva ad indebitarsi ulteriormente. Nello stesso tempo le case stavano aumentando di prezzo, così si è cominciato a concedere credito facile, basato sulla possibilità di monetizzare il maggior valore immobiliare.
Le banche che volevano aumentare i propri profitti, non hanno guardato alla solvibilità del debitore, con la certezza che in caso non fossero state pagate le rate del mutuo si potevano riprendere l'immobile.
 Dato che i prestiti erano fatti a persone finanziariamente deboli sono stati denominati "mutui subprime".
 Il tasso di indebitamento era elevato, per diminuire il rischio, sono stati realizzati dei prodotti finanziari strutturati, che contenevano nel sottostante, tra i vari elementi anche i nostri subprime e ceduti a compratori ignari del rischio che stavano prendendo. Infatti il rating dell'emittente garantiva della bontà dell'investimento. Basta ricordare che Lehman aveva la rating AAA che è il massimo grado di solvibilità.
Questi titoli apparentemente buoni, ma tossici per chi li dovesse usare, si sono sparsi per ogni dove.
E' bastato un piccolo aumento del tasso di interesse per rendere insostenibili i pagamenti e mandare in crisi molte famiglie, che si sono viste pignorare la casa. La massa delle case disponibili ha fatto crollare i prezzi delle abitazioni, per cui altri proprietari, che potevano essere in grado di pagare, si sono trovati a pagare un mutuo per una cifra superiore al valore della casa e hanno quindi scelto di rinunciare creando quindi un effetto a valanga.
Le banche si sono trovate piene di case invendibili e quindi hanno perso il capitale. Le banche che non fallivano non erano più in grado di prestare e quindi la mancanza di credito, il cosiddetto "credit crunch" ha provocato una crisi economica che si è sparsa anche nel resto del mondo.
La finanza moderna non ha più compartimenti stagni, e come detto anche i titoli tossici si sono sparsi e in particolare nelle banche europee. Si è quindi cominciato a dubitare sulla solidità delle banche europee, che essendo in possesso di titoli di credito inesigibili potevano diventare a loro volta insolventi.
Ma le banche, specie le più grandi, non possono fallire perché ne risentirebbe l'economia, e quindi è stato invocato il sostegno dello stato.
 Si è usato il solito metodo: "i profitti si privatizzano e le perdite si rendono pubbliche", ovvero le banche vengono salvate con il sostegno dei governi, quindi con il denaro dei cittadini.
Il trasferimento di risorse dal settore pubblico alle banche ha contribuito ad aumentare il deficit pubblico, che è la differenza tra entrate e uscite, che nei periodi di crisi è già sotto pressione perché aumentano i sussidi ai disoccupati mentre diminuiscono le entrate derivanti dalla tassazione dei redditi.
Oltretutto in Europa è in vigore il sistema dell'Euro che è una moneta unica mal concepita fin dall'inizio, perché lega i paesi ad un unico rapporto di cambio senza tener conto delle diverse realtà economiche. La costruzione dell'euro rende impossibile ai singoli governi intervenire per correggere gli squilibri e qualcuno comincia a valutare in modo diverso il valore dei titoli di stato delle singole nazioni.
 Si determinano allora delle grandi differenze di rendimento tra i titoli di stato dei paesi periferici i cosiddetti PIIGS ( Portogallo Irlanda Italia Grecia e Spagna ) e quelli del centro, con in testa la Germania. La situazione precipita quando il nuovo premier greco Papandreu rende pubblico che la Grecia ha truccato i propri conti per entrare nella moneta unica, rendendo evidente in questo modo che il debito greco era superiore a quando ufficialmente noto.
Il dubbio si è insinuato e i titoli di stato dei PIIGS sono venduti a man bassa facendone crollare le quotazioni. La situazione delle banche inoltre peggiora, perché essendo crollato il valore dei titoli di stato vengono a mancare i rapporti finanziari su cui basare i prestiti.
Le banche sono quindi forzate a cercare nuovo capitale e in questa situazione è facile operare per chi voglia impadronirsene pagandone la proprietà a sconto, come è successo nel corso dell'aumento di capitale di Unicredit nel gennaio scorso.
 Ogni giorno , oltre alle temperature massime e minime, i notiziari comunicano il valore dello spread, è diventato il termometro della crisi, ci sono quindi le misure della febbre dell'economia: gli spread delle varie nazioni europee.
Si diffondono anche in questo periodo i CDS "Credit Default Swap", strumenti per assicurare dal rischio di default di uno stato e diventati strumenti di speculazione per scommettere contro quello stato, dato che possono essere trattati anche da chi non possiede i titoli da assicurare. E' come se qualcuno comprasse una assicurazione sulla vostra macchina, scommettendo sul fatto che potreste schiantarvi!
Da questa veloce carrellata appare evidente come la finanza sia in grado di agire da padrona, determinare quali stati sono buoni e quali no, in sostanza governare al posto dei governi che si sono lasciati dominare. Vedremo nel prossimo post quali siano le caratteristiche di questa crescita della finanza a scapito della vera economia.

lunedì, giugno 11, 2012

Come uscire dalla crisi secondo il premio Nobel Joseph Stiglitz Trascrizione del discorso

Il 2 Maggio scorso, a Roma, si è tenuto l'incontro "Oltre l’austerità: politiche alternative per l’occupazione e la crescita". In questo post il testo completo dell'intervento che si può seguire nel post precedente
Quello che voglio fare questa sera è concentrarmi soprattutto su quello che potrebbe essere un' agenda di crescita olistica. Si dovrebbe avere questa agenda di crescita perché l'austerità non sarà sufficiente, le statistiche che abbiamo appena ascoltato dovrebbero essere evidenti, però prima di analizzare questa agenda di crescita vorrei dedicare qualche minuto a darvi qualche informazione di natura economica. La prima osservazione è la seguente: i mercati da soli non sono stabili, non soltanto possono creare delle bolle destabilizzanti come è accaduto ripetutamente di recente con le bolle del mercato immobiliare e tecnologico, però ci sono sicuramente delle forze che aggravano questa recessione: sono la disoccupazione, la paura di ridurre i salari, i redditi e il consumo e quindi anche la domanda totale. Quindi c'è un processo veramente di un circolo vizioso verso il basso, di contrazione. Questo lo dobbiamo evitare ed è quello che sta già cominciando ad insinuarsi. Abbiamo questo aumento della disoccupazione, a meno che qualcosa non venga fatto, il problema potrebbe sicuramente peggiorare, e la cosa che dobbiamo ricordare è che i mercati erano estremamente inefficienti nella allocazione delle risorse: prima della crisi, negli Stati Uniti hanno investito i soldi in maniera sbagliata nel mercato immobiliare, ma lo spreco reale di risorse si è verificato da quando si è rotta questa bolla, a partire dall'inizio della crisi e questo spreco reale è il gap tra il potenziale economico e l'output effettivo, e questo spreco di risorse ha a che fare con la disoccupazione. Possiamo calcolare la perdita che si è verificata negli Stati Uniti e in Europa, a partire dall'inizio della crisi nel 2008, e stiamo parlando di miliardi e miliardi di dollari che praticamente sono stati sprecati. Se noi pensiamo a quello che potremmo fare con questi miliardi e miliardi, trilioni di dollari, il mondo sicuramente si troverebbe in una situazione migliore. Credo che noi tutti quanti sappiamo quello che potremmo fare con tutti questi soldi che sono stati sprecati. Le risorse umane, le risorse fisiche, le risorse naturali che noi abbiamo oggi sono le stesse che avevamo nel 2007, nel 2008 e in realtà noi non stiamo utilizzando queste risorse. Il crimine reale è che i mercati non funzionano e purtroppo le politiche dell'austerità non correggono questi eccessi del mercato e producono questa persistenza del divario tra il potenziale dell'economia e quello che viene effettivamente prodotto. Le conseguenze sono particolarmente gravi e parlerò di questo tra un attimo. Siccome i mercati da soli non funzionano, il governo deve avere un ruolo, ma le politiche sbagliate possono fare peggiorare la situazione e quandi gli stati e i governi per mantenere i conti in pareggio devono ridurre la spesa, gli economisti parlano di uno stabilizzatore automatico. Purtroppo sembra che questo è quello che voi state adottando. Quindi fate molta attenzione con questo quadro di riferimento, a meno che questo venga reinterpretato con molta attenzione seguendo i metodi di cui vi parlerò a breve. Questa sera non voglio criticare qulcuno oppure parlare dell'inizio della crisi, però quello che vorrei evidenziare e che non è stato un eccesso di spesa che ha portato a questo. Sicuramente ci sono stati dei surplus prima della crisi, e in Spagna c'erano dei rapporti debito PIL molto bassi e non hanno fatto degli errori, però il governo non ha impedito ai mercati finanziari di allocare in maniera sbagliata il capitale, consentendo alla bolla di crescere, quindi è stato un insuccesso del mercato ed è stato un insuccesso del governo che non ha impedito al mercato di fermarsi. 
Il terzo punto che vorrei sollevare, e che vorrei sottolineare, è che l'austerità da sola non funzionerà e questo è già ovvio dai dati presentati. Vorrei chiarire il fatto che le cose sicuramente peggioreranno. L'austerità in corso si autoalimenta, fa scendere l'economia, ci saranno sicuramente elementi negativi sul budget praticamente dovunque. Nessuna grande economia in Europa è mai emersa rapidamente da una crisi quando c'è stata l'austerità. Non c'è una base storica perchè l'austerità possa funzionare. Certo ci sono stati alcuni piccoli paesi principalmente con tassi di cambio flessibili, praticamente sempre quando i loro partner in affari hanno un boom finanziario. In questi casi l'austerità ha funzionato perchè ci sono state delle riduzioni da parte del governo che sono state sostituite dalle esportazioni, come ha fatto il Canada , all'inizio degli anni novanta quando gli Stati Uniti avevano questa grande espansione e quindi c'erano questi tassi di cambio flessibili e hanno potuto compensare la stretta del governo con le esportazioni. Questo non accadrà in Europa e soprattutto non accadrà data la situazione dell'Euro dato che non c'è flessibilità nei cambi. Ma non soltanto gli altri paesi in Europa sono deboli, ma anche la crescita negli Stati Uniti è altrettanto debole e di conseguenza noi a questo punto dobbiamo far fronte ad un problema di debolezza che va ad aumentare una ulteriore debolezza. Quindi voglio ripetere questo concetto:"l'austerità inevitabilmente da sola farà peggiorare la situazione. L'austerità da sola non porterà né la crescita né la fiducia, distruggerà entrambe, indipendentemente da quanti discorsi vengono fatti sulla fiducia e sulla crescita." Coloro che hanno seguito le riunioni del fondo monetario internazionale recenti, si è sempre parlato dell'importanza della fiducia, ripristinare questa fiducia, questa crescita, ma non accade, la politica dell'austerità può distruggere la fiducia. Questa è una cosa che è avvenuta ripetutamente in America, in America Latina, nei paesi dell'Est Asiatico. Questa non è la prima volta che le persone hanno fatto questo esperimento, questa è una cosa che si è verificata ripetutamente, ma certamente sarebbe interessante sentire tutti questi discorsi sul ripristino della fiducia da parte delle banche centrali, dei ministri delle finanze, delle banche private. Il quarto punto che vorrei sottolineare, ed è stato citato prima, è l'importanza di tutti questi elementi esterni, dell'esternalità. Viviamo in un mondo molto integrato, quindi quello che succede in un paese può avere degli effetti su altri e quindi queste esternalità sono chiare, quando pensiamo al contesto dell'ambiente, all'inquinamento. Quindi già l'inquinamento è una esternalità. Gli Stati Uniti hanno inquinato diciamo il mercato con questi mutui tossici e la contrazione negli Stati Uniti forse sarebbe stata peggiore e questo è un esempio di una esternalità. Il rallentamento economico in un paese ha effetti negativi sui paesi vicini. Quando l'economia rallenta in un paese questo danneggia lo stesso ma anche i partner commerciali. Quello che succede attualmente in Europa sta danneggiando tutti perché ciascun paese dell'Europa rallenta e questo ha un impatto sul paese vicino e questo ha delle implicazioni sull'Europa. Allo stesso modo se si stimola la propria economia questo va a vantaggio anche dei paesi vicini. Se la Germania stimola la propria economia questa andrà ad aiutare i paesi circostanti. Quindi i benefici di questo stimolo per la crescita, chiaramente hanno un impatto positivo sul paese stesso ma anche sui paesi vicini. 
Punto finale. Le riforme finali, come è stato detto sono molto importanti, ma dobbiamo anche riconoscere che richiedono tempo e che sono misure soltanto dell'offerta, è la domanda che però guida la produzione attualmente, e le misure appunto sul lato dell'offerta, possono addirittura aggravare la mancanza di domanda aggregata e dovremmo anche capire quali sono i limiti di queste misure sul lato dell'offerta. Gli Stati Uniti, per molto tempo sono stati ammirati per avere il mercato più flessibile al mondo e noi avevamo una disoccupazione che era al 10%, anche oggi se includiamo la disoccupazione nascosta, quelli che lavorano part time, che vorrebbero avere un lavoro full time, le persone che sono uscite dalla forza lavoro perché hanno continuato a cercare e non hanno trovato lavoro: uno americano su sei vorrebbe avere un lavoro a tempo pieno, ma non riesce a trovarlo. I numeri anche per quanto riguarda i giovani sono addirittura peggiori e questo è quello che succede con un mercato del lavoro flessibile, non risolve i grossi problemi. Soltanto aumentando la crescita, ecco le società non creano posti di lavoro a meno che non ci sia una domanda per i loro prodotti. C'è un modo per far quadrare il cerchio, per portare alla crescita anche nelle circostanze in cui siamo attualmente. Alcune di queste misure sul lato dell'offerta sono misure che sicuramente influenzano la domanda. Quello che vorrei fare in questo momento è evidenziare quello che considero un po' un programma olistico, vorrei descrivere con questo tre quattro cinque misure.
La prima: alcuni paesi come la Germania hanno spazio di bilancio per delle manovre e quindi possono investire con delle ricadute positive in tutta Europa, questo è il punto fondamentale dell'esternalità che ho menzionato prima. 
Il secondo è un principio conosciuto da molto tempo e che chiunque abbia studiato l'economia conosce è che l'espansione equilibrata di imposte e spese può stimolare l'economia e che se ben progettato, per es. le imposte ben applicate con spese nell'istruzione, nell'incoraggiare gli investimenti e scoraggiare una eccessiva finanziarizzazione, a questo punto l'aumento del PIL e dell'occupazione può essere consistente, è il moltiplicatore del bilancio in pareggio e il moltiplicatore può essere significativo: un aumento dell'uno percento di imposte e spese può aumentare il PIL di un multiplo dell'importo che è stato investito. Vorrei fermarmi per un attimo su alcuni elementi per quanto riguarda le spese e le imposte. Al centro ci sono gli investimenti, ne avete parlato molto qui in Italia, gli investimenti hanno come vantaggio che possono stimolare la crescita e stimolano la crescita in modo che mai si sarebbe immaginato e portano con se gli investimenti privati, perché se avete gli investimenti pubblici aumentano i rendimenti anche negli investimenti privati. Negli Stati Uniti, una ricerca molto interessante è stata condotta per quanto riguarda la ripresa dopo la grande depressione ed è sempre più chiaro che per quanto riguarda gli investimenti statali, nel settore dei trasporti e anche in altre aree, nella grande depressione, sono state alla base non solo nel breve periodo per la ripresa dell'economia, ma anche per la crescita enorme che gli Stati Uniti hanno registrato dopo la guerra mondiale. Questa crescita notevole, in cui la base è cresciuta molto più del vertice della piramide. Tutti nella società hanno potuto beneficiare di questi investimenti enormi nel settore pubblico. Quindi primo punto investimenti. Il secondo. L'economia americana e quella europea stanno vivendo questa ristrutturazioni massicce. perché c'è necessità di ristrutturare? E' semplice, perché siamo vittime del nostro successo: la crescita di produttività nel settore manufatturiero è maggiore rispetto alla crescita della domanda, se consideriamo dal punto di vista globale, se la produttività cresce più rapidamente della domanda significa che la occupazione si ridurrà, ma dove saranno i posti di lavoro, saranno in Asia in Germania, saranno in Italia. Comunque l'occupazione globale nel settore manufatturiero calerà, le persone parlano della Cina, ma l'occupazione nel settore manufatturiero in Cina è calata per gli aumenti enormi di produttività, e questo significa che dobbiamo investire in infrastrutture in tecnologia, nella formazione, per ristrutturare le nostre economie perché possano adattarsi alle trasformazioni che avvengono nel nostro mondo. Parte di questo ha a che fare con il settore dei servizi, con il terziario, istruzione, sanità settori in cui il governo svolgerà necessariamente un ruolo importante. Questo avrà un ruolo vitale: se non spendiamo, la ristrutturazione non avverrà e saremo destinati ad anni e anni di disoccupazione molto elevata. 
Il terzo punto è che le spese possono aiutarci a prendere in considerazione uno dei problemi principali che le nostre società hanno dovuto affrontare: conosco i dati per gli Stati Uniti la disuguaglianza prima della crisi aveva raggiunto un livello che non era mai stato visto in 75 anni e quindi si parla dell'uno percento, tra il venti e venticinque percento delle entrate , abbiamo capito che questa disuguaglianza in effetti è tolta dalla crescita economica ed è definito come il risultato di potenze di monopoli, di tutta una varietà di fattori che distruggono la crescita economica. Quindi non è un compromesso tra disuguaglianza e crescita, ma si tratta di politiche per possono ridurre la disuguaglianza e aumentare la crescita e forse noi ci siamo visti in un contesto sbagliato in questo senso. Io ho presieduto la commissione europea che ha studiato le cause della crisi e una delle nostre conclusione è che la disuguaglianza è una delle cause della crisi. Ridurre la disuguaglianza avrà l'effetto di aumentare la domanda e aumentare la domanda rafforzerà l'economia aumentando l'occupazione questo è un circolo virtuoso che noi possiamo generare piuttosto che generare il circolo generato dall'austerità. 
Il quarto punto è il punto a cui avevo fatto riferimento prima sono le imposte, anche le imposte possono avere un ruolo importante nella redistribuzione anche per incoraggiare l'economia, possiamo usare queste strutture fiscali per stimolare gli investimenti, per stimolare l'occupazione per scoraggiare questa finanzializzazione eccessiva e quando c'è un'economia come gli Stati Uniti dove il quaranta percento di tutti i profitti aziendali erano nel settore finanziario c'era qualcosadi sbagliato. Il settore finanziario è una componente fondamentale per il buon funzionamento dell'economia e dovrebbe facilitare il suo buon funzionamento. Quando il quaranta per cento di tutti i profiti vanno al settore finanziario e non ci sono evidenze di crescita e ci sono invece prove di instabilitità vuol dire che c'è qulcosa di sbagliato e le misure fiscali possono anche aiutare a ridirigere l'economia verso un percorso più costruttivo.
E infine vorrei fare riferimento ad un aspetto di cui si è parlato oggi pomeriggio: l'importanza delle politiche salariali che incoraggiano la misura aggregata nonché una migliore distribuzione dei redditi spontaneamente. Il terzo punto generale che vorrei sollevare è che l'Europa complessivamente non si trova in una cattiva politica fiscale perché il rapporto del PIL si confronta favorevolmente con quello degli Stati Uniti. Se ciascuno stato negli US fosse singolarmente responsabile del proprio budget, compreso il pagamento dei sussidi alla disoccupazione, anche gli Stati Uniti si troverebbero in una crisi fiscale. La lezione quindi è evidente, quindi il tutto è molto di più della somma delle parti. Ci sono vari modi in cui l'Europa potrebbe agire al di là delle misure che sono state già adottate. Molte di queste misure sono già coerenti con la situazione europea, quindi si tratta semplicemente di volontà politica. Alcune sono già state citate, quindi una fondo di solidarietà europeo più vasto per la stabilizzazione, gli eurobond. Se l'Europa e in particolare l'ECB potessero prendere in prestito e concedere crediti i costi sarebbero minori per l'Europa e questo potrebbe anche fare spazio al tipo di spesa che promuoverebbe la crescita e l'occupazione. E questo potrebbe facilitare la crescita verso, i bond ne abbiamo parlato oggi pomeriggio, con alcuni autori si è parlato di un molteplice equilibrio e forse questo è un punto più tecnico, però dobbiamo pensarlo in questi termini: ci sono tantissimi paesi che hanno storicamente dei rapporti PIL superiori rispetto alla situazione attuale in Italia. Alla fine della seconda guerra mondiale gli Stati Uniti avevano un rapporto debito pil molto più alto e in Giappone era del 200% . Se i mercati hanno perduto fiducia nella possibilità che il Giappone potesse ripagare, allora gli interessi sarebbero saliti al 5 6 % oggi e se sommiamo quel 5 6 % di interesse, questo vuol dire che dovrebbe pagare 10% e anche più del PIl per soddisfare il debito. Il Giappone avrebbe un problema in termini di debiti, sarebbe sicuramente un circolo vizioso, ma con questo un percento deve pagare solo il due percento del PIL per restituire il debito, quindi non c'è motivo di preoccuparsi: quindi questo è quello che è definito un equilibrio multiplo tra gli economisti. Il Brasile, parliamo del Brasile, alla fine degli anni 90 che cosa hanno fatto, come hanno risolto il problema. Molte persone si preoccupavano ed è stato adottato un pacchetto fiscale. Molte persone pensavano che il Brasile avrebbe subito una crisi, ma ce l'ha fatta ha superato la crisi e oggi tutti guardano al Brasile come a uno dei casi di crescita più sana, si tratta di una nazione dove la disuguaglianza è stata ridotta e la crescita è aumentata. E questo a causa di un alto livello di investimento da parte del governo e un alto livello di tassazione e ha funzionato in maniera molto efficace.

Quarto punto: ci sono già degli istituti all'interno dell'Europa come la Banca Europea per gli Investimenti e il Fondo Europeo che possono aiutare gli investimenti anche per l'economia a corto di liquidità. Dovrebbero espandere il credito e i fondi dovrebbero essere disponibili per sostenere le piccole e medie imprese e le grandi aziende possono rivolgersi ai mercati di capitale e in tutte le economie queste aziende sono la fonte di posti di lavoro. 
E infine vorrei parlare dell'importanza di questo concetto del feticismo dei debiti. Le misure di contabilità sono comunque imperfette e i mercati finanziari sono particolari. Nessuno guarderebbe a un'azienda chiedendo quale è il debito, se per es. un'azienda consideriamo il conto profitti e perdite, se l'azienda prende in prestito per fare dei buoni investimenti, l'azienda sicuramente sarà meglio, infatti la crescita del settore aziendale si basa proprio sui prestiti. Si parla di debiti in realta, ma non si parla di come vengono utilizzati questi debiti. Questo è il motivo per cui è così importante, e lo sottolineo, se voi prendete in prestito del denaro per investimenti ad alto reddito, allora il conto profitti e perdite di un'azienda migliora. Io ho studiato negli Stati Uniti i dati per gli investimenti e i ritorni sugli investimenti nell'istruzione, nella tecnologia, nelle infrastrutture sono molto più grandi rispetto al costo del capitale. Quando noi prendiamo a prestito per questi investimenti, il nostro bilancio si presenta meglio, quindi la nostra possibilità di restituire il debito non è danneggiata. Le misure di austerità sono controproduttive per la nostra forza economica a lungo termine. Questo è il motivo per cui è importante avere questo capitale e spostare gli investimenti dal bilancio tradizionale in modo tale dal poterli esaminare più chiaramente, quindi concentrare la nostra attenzione, non sul deficit come si presenta, ma sul deficit strutturale principale. La cosa interessante, quando ero Chief Economist alla Banca Mondiale è che noi discutevamo il problema del Brasile con il FMI e discutevamo che non si doveva solo lavorare sul deficit, era un modo sbagliato di consideralo e quindi è riuscito a considerarsi su questa eccedenza e hanno poi analizzato l'eccedenza primaria. Era dieci anni fa e quindi è stupefacente che non abbiamo ancora cambiato questa mentalità.

Vorrei concludere con alcune considerazioni generali. Dovrebbe essere ormai chiaro che l'euro impone un vincolo tra gli aggiustamenti e che se la svalutazione interna fosse facile il gold-standard non sarebbe una barriera all'aggiustamento come nella grande depressione. Far funzionare l'euro non sarà facile, ma al corso attuale, concentrarsi solo sull'austerita con un servizio di facciata è la garanzia che l'euro non possa funzionare. La disoccupazione del 25% dovrebbe essere inaccettabile, la Spagna sta vivendo questa austerità da quando è nata la crisi inutilmente senza speranza e senza vedere la luce alla fine del tunnel. La conseguenza di questa corsa all'austerità da parte dell'Europa sarà sicuramente grave e gli effetti sono già evidenti, come ho detto prima, e sicuramente peggioreranno. Se l'euro sopravvive sarà soltanto a spese di un'elevata disoccupazione in particolare nei paesi già in crisi, se non viene già adottata una politica per la crescita, quasi certamente la crisi stessa si diffonderà, non funzioneranno le misure di protezione. Non c'è la possibilità che le economie più grandi potranno migliorare grazie all'austerity. Le conseguenze saranno profonde, dureranno a lungo e i giovani non avranno un posto di lavoro decente, saranno alienati. Alla fine avranno un posto di lavoro ma con stipendi molto più bassi. Normalmente c'è un punto nella vita in cui le competenze si accumulano in un individuo, se invece non sono sviluppate questo è un momento in cui si atrofizzano e il capitale umano viene sprecato e addirittura distrutto. La fiducia nei governi e nelle istituzioni, anche questa viene distrutto. Vi sono molti disastri naturali che avvengono terremoti, tifoni, uragani tsunami tutti disastri calamità anche causati dall'uomo. E' questo che sta facendo l'Europa, siamo ignoranti delle lezioni del passato, siamo dei criminali. In particolare i più giovani i più poveri non hanno bisogno di tutto questo. In Europa, l'euro era un progetto che era stato ideato per portare insieme tutte le persone d'Europa, un progetto molto normale, ma era un progetto politico, ma il progetto economico e le basi economiche non erano complete e non è stato compreso all'epoca e la speranza era che quando la crisi fosse nata, e questo è successo nel 2010 le azioni sono state lente e in qualche modo controproducenti e quindi è stato detto continuamente abbiamo bisogno un approccio per la crescita ma fino ad oggi non vi è stata nessuna politica per la crescita. Infine vorrei dire: dobbiamo ricordare che l'obbiettivo dell'economia è quello di servire le persone e non è il contrario. I quadri di riferimento economici, adottati negli Stati Uniti e in Europa non hanno funzionato per la maggior parte dei cittadini. Conosco meglio i dati per gli Stati Uniti ma questo voglio ripeterlo. Gli americani attualmente si trovano molto peggio di quanto non fossero 15 anni fa. L'economia non ha funzionato bene per la maggior parte dei cittadini: il reddito di un lavoratore maschio è uguale a quello di 45 anni fa dopo praticamente mezzo secolo. Di nuovo l'economia non ha funzionato per la maggior parte dei lavoratori americani e quando questo accade è inevitabile che ci sarà una disillusione. Dobbiamo pensare a come far funzionare le nostre economie per la maggior parte dei cittadini. E' chiaro che la nostra economia non è stata stabile, non è stata efficiente e non è stata equa e le politiche di austerità peggioreranno soltanto questa situazione. Quello che spero di aver fatto questa sera è di dirvi che vi è che esiste una alternativa ma sarà molto costoso poter adottare questa alternativa.