martedì, gennaio 25, 2011

L'ecologia è blu e non più verde

Il mondo visto dallo spazio è blu, quindi il colore più adatto per parlare di una ecologia applicata all'intero sistema non è il verde. Il colore verde è adatto a descrivere l'ambiente vegetale, che è solo una parte dell'ecosistema: l'aria non è verde, e così neppure l'acqua che copre la gran parte della superficie terrestre.
Non si tratta di uno slogan, ma è la definizione del movimento ZERI ( Zero Emission Research and Initiative ) http://www.zeri.org/ che studia la dinamica dei sistemi naturali per trovare soluzioni ai problemi che si presentano all'ambiente in cui viviamo.
L'animatore di ZERI è Gunter Pauli del quale è uscito di recente la traduzione italiana del libro "BLUE ECONOMY" nelle Edizioni Ambiente.

Pauli ha avuto una esperienza diretta delle limitazioni della cosiddetta "Green Economy", quando nei primi anni 90 ha lavorato per una società produttrice di detersivi ecologici, basata quindi su materie prime naturali invece del petrolio. La principale fonte di tensioattivi biodegradabili erano gli acidi grassi dell'olio di palma, e come l'impiego di questo componente si è diffuso, è iniziata la oltivazione della palma in grandi piantagioni in Indonesia. Lo spazio agricolo è stato recuperato distruggendo vaste aree di foresta pluviale e sottraendo quindi gran parte dell'habitat dell'urangutan.
Da questa esperienza, Pauli ha compreso che il metodo era sbagliato e analizzato il metodo della natura: gli ecosistemi non generano rifiuti perché la natura prevede un meccanismo circolare dove ogni partecipante elabora gli scarti del precedente e così via.
Sotto l'aspetto economico, il modello della Green Economy,  ha richiesto sia alle imprese che ai consumatori  maggiori costi: una opzione che in tempi di crisi economica ha poca speranza di successo.
La Blue economy invece non si ferma alla conservazione dell'ambiente esistente, ma si pone l'obiettivo ambizioso della sua rigenerazione, cercando di imparare e duplicare le soluzioni esistenti in natura.
Nel libro sono presentate cento innovazioni, frutto del lavoro di ricerca di ZERI, come il recupero del vapore acqueo a imitazione di un coleottero del deserto, o la elaborazione dei rifiuti di un mattatoio con l'allevamento di vermi che a loro volta nutrono un allevamento di pesci, o il recupero degli amidi di scarto delle cucine dei ristoranti per ottenere plastica, o la riforestazione della savana con l'aiuto di un fungo in simbiosi con le piante che ne favoriva la crescita nell'ambiente ostile.
Questo metodo richiede la conoscenza multidisciplinare di più specialità ed è l'opposto del lavoro specialistico della progettazione attuale che ottimizza il prodotto ma non tiene in alcun conto del prima e del dopo nell'uso del prodotto: prima della produzione, perché si impiegano materie prime nuove e dopo l'uso perché non si tiene conto cosa farsene del prodotto a fine vita. 

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