domenica, marzo 13, 2011

Domenico Finiguerra sindaco di Cassinetta di Lugagnano

A Cassinetta di Lugagnano, un piccolissimo paese nei pressi di Milano, è in vigore un piano regolatore unico: nessuna nuova espansione edilizia è possibile, ma solo il recupero delle aree edificate esistenti.
Questa scelta privilegia il carattere dell'abitare e lo rende un luogo di grande bellezza, come si può vedere dal filmato che ho inserito.
La scelta drastica era l'unica possibile per intervenire concretamente e preservare l'ambiente: ciascuno di noi che vive in Lombardia, osserva la realtà di capannoni e di centri commerciali, circondati da spazi asfaltati destinati a parcheggio che attirano traffico e clienti.
Si può osservare che il valore aggiunto dalla presenza di una impresa industriale e commerciale è più alta di quello prodotto da un campo incolto e abbandonato a se stesso. Dove l'agricoltura non esiste più, sembra un ragionamento accettabile, ma la somma di tante iniziative individuali ognuna delle quali tiene conto solo delle proprie necessità trasforma in modo caotico l'ambiente urbano senza che si progetti nulla per anticipare i bisogni: alla fine ci troveremo in coda per entrare e uscire dai supermercati e dovremo chiedere nuove strade di scorrimento perché quelle esistenti sono state intasate da rotonde, svincoli e code.
Si ritiene che le nuove costruzioni portino posti di lavoro, sia nel commercio che nelle costruzioni, opporsi ad esse è quindi contro il benessere delle persone. In realtà il benessere non è intrupparsi negli stessi luoghi di acquisto collettivo, ma avere un modo migliore per vivere e passare il proprio tempo.
Una azione che prevedesse di trasformare il patrimonio edilizio esistente, qualificandolo per azzerare i consumi energetici, sarebbe una azione benefica per l'ambiente, per la bolletta energetica e per la bellezza delle abitazioni, convogliando i capitali e le energie del settore edilizio per migliorare l'abitare.
L'ente che dovrebbe prendere queste decisioni è il Comune, che oggi si trova in condizioni economiche precarie e quindi non in grado di intervenire con forza.
Il comune ricava soldi dagli oneri di urbanizzazione, e quindi è invogliato a concedere di costruire il nuovo. L'esistente invece fornisce introiti solo per la volumetria aggiunta. Parte di questi oneri sono usati per le opere necessarie al nuovo insediamento, e parte servono per ripianare i bilanci prosciugati dalle strette finanziarie dell'amministrazione centrale. Si ottiene così la svendita del territorio, che è il patrimonio, per pagare le spese: come chi vende i gioielli per tirare avanti. Come in tanti altri campi, si ipoteca il futuro per il presente.
Ed ecco la storia:

Ma bisogna avere il coraggio di intervenire, di agire direttamente e non basta lamentarsi. Dice Domenico Finiguerra:
"Se io e la mia lista civica non ci fossimo presentati all elezioni amministrative del 2002, saremmo rimasti un buon gruppo di pressione esterno, ma nulla di più. Avremmo cercato di spingere l'amministrazione a non consumare troppo territorio, sperando nel buon senso, ma nulla di più. Se non ci fossimo presentati alle elezioni, mettendoci in gioco, non avremmo potuto realizzare la nostra piccola esperienza ...".
Cioè bisogna passare dalla teoria alla pratica. L'ondata di disgusto per la politica che è seguita alla pubblicazione dei libri sulla "casta", non ha fatto partire un movimento di pulizia, ma ognuno di noi ha pensato "che schifo" sperando che succedesse qualcosa, che da solo non poteva succedere. Il risultato è stato che la "casta" si è sentita ancora più sicura della propria impunità.
Per avere una idea di cosa succede nei dintorni di Cassinetta, basta guardare sulla mappa da satellite:

Visualizzazione ingrandita della mappa
La zona a sud interamente urbanizzata è Abbiategrasso, che si espande al limite del confine comunale, a est abbiamo Albairate. Si ha davvero l'impressione di un assedio in corso.

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