mercoledì, giugno 20, 2012

TurboFinanza e modello neoliberista

Seguendo le vicende recenti di quanto succede nel mondo della finanza, mi chiedo come mai sia mancato un intervento regolatore che impedisca l'uso dei meccanismi perversi che le permettono. Sono rimasto enormemente deluso da come il presidente Obama ha gestito la vicenda dei subprime: attraverso la FED ( Federal Reserve) sono stati immessi sul mercato enormi quantità di denaro per evitare che la mancanza di liquidità facesse fermare l'economia, ma non sono state minimamente modificate le regole che avevano consentito di spargere spazzatura in tutto il pianeta.
Il motivo va cercato nel modello economico che è subentrato a partire dagli anni 70 e adottato prima da Margaret Thatcher nel Regno Unito e da Regan negli U.S.A e definito come neoliberismo.
Sempre capitalismo, ma con idee di base come:
    I profitti devono andare al capitale per favorire gli investimenti: in sostanza il concetto che trasferendo il reddito dal salario ai profitti si potesse generare maggiore benessere.
    Gli imprenditori non vanno tassati troppo, in modo che possano investire
    Il sistema bancario funziona prendendo i risparmi e prestandolo con una operazione che minimizza il rischio. Le legislazioni che vincolano le banche al rispetto di certe regole le rendono meno efficienti. Se si eliminano le regole del sistema bancario si migliora l'efficienza e diminuisce il rischio.
    Il settore pubblico non funziona perché non è guidato dalla logica del profitto e quindi è inefficiente e soggetto a corruzione. Se le attività svolte dal settore pubblico sono affidate ai privati, si avrà un aumento del benessere pubblico con servizi migliori e costi più bassi.
Le istituzioni negli ultimi trenta anni sono state impostate su queste regole, con i seguenti risultati:
    La redistribuzione ha concentrato i capitali in poche mani che le hanno usate per speculare finanziariamente
    Senza controlli, le banche hanno potuto costruire prodotti derivati per passare il rischio ad altri senza dirgli il livello di rischio contenuto nel prodotto sottoscritto
    La privatizzazione dei beni pubblici non ha portato ai risultati sperati perché si sono formati degli oligopoli, spesso gestiti per fare cassa più che per fare servizi. La privatizzazione di Autostrade, Ferrovie, Alitalia sono lì a ricordarcelo.
Dopo che si è riscontrato un aumento dei deficit pubblici, la soluzione proposta è consequenziale: il risanamento avviene mediante il taglio delle pensioni, la compressione dei salari, la tassazione favorevole ai redditi più alti che concentra ulteriormente la ricchezza.
 I salvataggi delle banche vengono fatti a spese del denaro dei contribuenti, senza nazionalizzarle né introducendo nuove regole. La nazionalizzazione infatti sarebbe vista come una violazione dei diritti dei proprietari.
Dove sta il capitale di rischio per l'impresa se si fanno errori e poi se ne trasferisce l'onere ad altri? Appare evidente che la situazione che si è determinata rende i politici alla mercé della finanza e impotenti a prendere le decisioni che non piacciono ai mercati.
Ai mercati finanziari è stato permesso di dare giudizi sulla bontà dei titoli pubblici, con gli strumenti che in passato servivano per la valutazione dei titoli obbligazionari delle banche ora si valutano quelli degli stati. E se il governo di uno stato non piace o non si allinea si fanno immediatamente intervenire gli spread per metterlo in riga.
Un esempio per tutti la sostituzione del governo Berlusconi con il governo Monti sotto le raffiche degli spread.
Si può richiamare l'esempio degli antenati romani, che in caso di emergenza, nominavano un dittatore per tempo limitato, ma era il Senato e non la BCE a designarlo.

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