lunedì, settembre 10, 2012

La decrescita felice !?

Era un argomento che avevo messo da parte perché non mi convinceva, ma ora desidero affrontarlo perché ho scoperto che molte persone che conosco e stimo lo ritengono un buon argomento e una soluzione per il nostro futuro.
La spinta ad occuparmene, deriva dalla pubblicazione da parte della rivista Valori di un inserto monografico che parla proprio di questo movimento, in occasione della conferenza internazionale che si terrà a Venezia. La sorpresa per molti è che questo inserto è sostanzialmente negativo nei confronti del movimento per la decrescita, mentre la rivista Valori è edita dalla fondazione Banca Etica, alla quale si rifa una gran parte di chi vorrebbe una finanza senza speculazione, che aiuti l'economia invece di depredarla.
Naturalmente molti hanno accolto con sorpresa questa uscita e hanno scritto dissociandosi. Per chi si vuol rendere conto del punto di vista di Valori, può leggere per intero l'inserto .
Ho già anticipato che le tesi di questo movimento non mi convincono, ma ritengo che l'inserto sia fatto per creare divisione e non per far capire le differenti opinioni. Per questo ho pensato di scrivere questo post, raccontando le tesi del movimento per la Descrescita Felice indicandone i punti che ritengo non accettabili e cosa penso invece si debba fare.
Spero che in questo modo sarà più facile farsi una opinione avendo sottocchio le diverse tesi.
Non è facile sintetizzare il complesso di una teoria che ha avuto ampia descrizione in libri e articoli, cercherò di descrivere i concetti di base analizzando poi cosa significa nella vita pratica la loro applicazione.
Il movimento nasce dalla constatazione che il modello economico dominante si basa sulla crescita illimitata. Dato che la civiltà occidentale si basa sull'aumento costante dei consumi, ci si scontra con la sostenibilità ecologica e in mancanza di opportuni cambi di prospettiva la attuale civiltà si muove verso l'autodistruzione. Ne consegue sul piano pratico, l'attenzione a preservare i beni comuni, a conseguire il massimo risparmio energetico a consumare in modo critico con la collaborazione tra le persone.
Sono tutti temi in grado di aggregare i movimenti di opinione ecologisti, anticonsumisti con particolare evidenza nella presente situazione di crisi finanziaria.
Un argomento di particolare critica è l'indicatore del PIL che vuole misurare il prodotto interno lordo. Secondo i critici, il PIL misurando lo stato di benessere e il miglioramento delle condizioni di vita in correlazione con il consumo di merce non riesce a misurare i veri miglioramenti che dovrebbero essere nei rapporti tra le persone, nei servizi e nella qualità dell'ambiente.
Queste sono le constatazioni che tutti possiamo fare e sulle quali non c'è contestazione possible. Credo che questo sia un punto di partenza su cui possiamo concordare.
L'intellettuale più in vista del movimento è Serge Latouche, professore di economia a Parigi, che ha proposto per il movimento otto parole d'ordine, che sono sintetizzabili nelle otto erre:

Rivalutare. Rivedere i valori in cui crediamo e in base ai quali organizziamo la nostra vita, cambiando quelli che devono esser cambiati. L’altruismo dovrà prevalere sull’egoismo, la cooperazione sulla concorrenza, il piacere del tempo libero sull’ossessione del lavoro, la cura della vita sociale sul consumo illimitato, il locale sul globale, il bello sull’efficiente, il ragionevole sul razionale. Questa rivalutazione deve poter superare l’immaginario in cui viviamo, i cui valori sono sistemici, sono cioè suscitati e stimolati dal sistema, che a loro volta contribuiscono a rafforzare.
Ricontestualizzare. Modificare il contesto concettuale ed emozionale di una situazione, o il punto di vista secondo cui essa è vissuta, così da mutarne completamente il senso. Questo cambiamento si impone, ad esempio, per i concetti di ricchezza e di povertà e ancor più urgentemente per scarsità e abbondanza, la “diabolica coppia” fondatrice dell’immaginario economico. L’economia attuale, infatti, trasforma l’abbondanza naturale in scarsità, creando artificialmente mancanza e bisogno, attraverso l’appropriazione della natura e la sua mercificazione.
Ristrutturare. Adattare in funzione del cambiamento dei valori le strutture economico-produttive, i modelli di consumo, i rapporti sociali, gli stili di vita, così da orientarli verso una società di decrescita. Quanto più questa ristrutturazione sarà radicale, tanto più il carattere sistemico dei valori dominanti verrà sradicato.
Rilocalizzare. Consumare essenzialmente prodotti locali, prodotti da aziende sostenute dall’economia locale. Di conseguenza, ogni decisione di natura economica va presa su scala locale, per bisogni locali. Inoltre, se le idee devono ignorare le frontiere, i movimenti di merci e capitali devono invece essere ridotti al minimo, evitando i costi legati ai trasporti (infrastrutture, ma anche inquinamento, effetto serra e cambiamento climatico).
Ridistribuire. Garantire a tutti gli abitanti del pianeta l’accesso alle risorse naturali e ad un’equa distribuzione della ricchezza, assicurando un lavoro soddisfacente e condizioni di vita dignitose per tutti. Predare meno piuttosto che “dare di più”.
Ridurre. Sia l’impatto sulla biosfera dei nostri modi di produrre e consumare che gli orari di lavoro. Il consumo di risorse va ridotto sino a tornare ad un’impronta ecologica pari ad un pianeta. La potenza energetica necessaria ad un tenore di vita decoroso (riscaldamento, igiene personale, illuminazione, trasporti, produzione dei beni materiali fondamentali) equivale circa a quella richiesta da un piccolo radiatore acceso di continuo (1 kw). Oggi il Nord America consuma dodici volte tanto, l’Europa occidentale cinque, mentre un terzo dell’umanità resta ben sotto questa soglia. Questo consumo eccessivo va ridotto per assicurare a tutti condizioni di vita eque e dignitose.
Riutilizzare. Riparare le apparecchiature e i beni d’uso anziché gettarli in una discarica, superando così l’ossessione, funzionale alla società dei consumi, dell’obsolescenza degli oggetti e la continua “tensione al nuovo”.
Riciclare. Recuperare tutti gli scarti non decomponibili derivanti dalle nostre attività.
Le definizioni sopra riportate sono quelle di Latouche, ma qui sta il problema secondo me, bisogna portare queste definizioni al concreto delle applicazioni reali per vedere se sono davvero attuabili.
In sostanza il MDF rappresenta una costruzione ideale di come dovrebbero essere la società e richiede la partecipazione di ciascuno per cambiare le proprie scelte di vita per allinearsi. Ma il cambiamento di paradigma personale di una minoranza di persone non garantisce che si estenda a tutta la popolazione, perlomeno nei paesi più sviluppati economicamente.
La diffusione alla intera società potrà avvenire per due diverse situazioni:

  • il cambiamento porta dei vantaggi, sia economici che di benessere, facendo in modo che la sua adozione sia vantaggiosa, .... oppure .....
  • la civiltà attuale collassa sotto il peso delle sue inefficienze, la mancanza di energia e di materie prime, la lotta per accaparrasi le ultime riserve impedisce ogni sviluppo sociale. Un gruppo di persone preparato che sia in grado di mostrare una alternativa può prendere la guida delle società e trasformarle.
Gli otto punti non sono certo una scelta per tutti, quindi il movimento serve per la preparazione di idee e pratiche di vita da parte di un ristretto gruppo di persone, in attesa di un disfacimento della società prossimo venturo. Dato che in mancanza di alternative, entro qualche decennio questa prospettiva potrebbe avverarsi la prospettiva messianica può rimanere viva, anzi possiamo dire che lo scoppio di tutte le contraddizioni della società economica, per gli aderenti a questo movimento, sono benvenute perché ci avvicinano al punto di svolta.
Salta la centrale di Fukushima? stop al nucleare
C'è la crisi economica? Si consuma di meno
Il prezzo della benziana è alle stelle? Usiamo di meno l'auto
Aumenta la disoccupazione? Più spazio all'autocostruzione
Come detto più sopra la costruzione ideale è difficile da tradurre in pratica, perché delle scelte operative o sono troppo semplici e non in grado di incidere nella realtà, salti in avanti diventano non applicabili.
Vorrei quindi esaminare gli otto punti per trovare che cosa significano in pratica. Rivalutare Vuol dire cambiare atteggiamento di fronte alle scelte di vita e ai modelli di spesa e di comportamento. E' una scelta individuale, o di un gruppo di persone che vogliono diffondere le proprie idee. Si deve avere la forza di andare oltre il condizionamento del sistema.
Ricontestualizzare Vale quanto detto per il punto precedente
Ristrutturare vuol dire modificare i rapporti sociali, economici per sradicare i comportamenti tesi alla crescita. O queste operazioni sono fatte in un regime totalitario che ne impone la realizzazione per legge o potranno essere scelti solo dopo che la società attuale si trovi impossibilitata a funzionare, quindi in una situazione drammatica.
Ridistribuire Fare in modo che tutte le persone abbiano il necessario, assicurando lavoro e condizioni di vita. Siamo ancora nell'ambito dell'utopia.
Ridurre Questo è più comprensibile, ma la riduzione significa ridurre gli sprechi o limitare le possibilità? Entrambe le cose e quindi la riduzione comporta una frenata alle azioni, con la ricerca di soluzioni più semplici ritornando al passato.
Riutilizzare Vuol dire costruire prodotti che durano e che possano essere riparati per non gettare materie prime e risorse. Questo è un argomento tecnico ed economico: se i prodotti non si rinnovano chi compra quelli nuovi? Dobbiamo pensare alla possibilità di aggiornamento.
Riciclare Non sembra diverso da quello che già si tenta di fare, quello che non si aggiorna lo si deve recuperare, adesso i prodotti non sono pensati per il riciclo, ma con opportune regole si può migliorare.
Traducendo in pratica questi suggerimenti si capisce che siamo ancora nella formulazione teorica, senza indicazioni realistiche su come applicarle. Le ricette pratiche che si vedono proporre sono di una grande ingenuità e buona volontà, al punto che non voglio riportarle perché spesso sono al limite del ridicolo. Non non posso fare a meno... devo citare i mobili fatti con i pallet perché il concetto è che si ricicla e non si butta, peccato che i pallet usati e mostrati da chi fa queste cose siano nuovi, perché ovviamente i pallet usati sono rotti, sporchi e non recuperabili!
Abbiamo invece bisogno di soluzioni che cambino il modello di sviluppo, con l'uso di nuove tecnologie energetiche rinnovabili che siano competitive con il costo dell'energia fossile. Dobbiamo quindi far leva sulla ricerca per trovare nuove strade e nuovi modelli di vita che siano migliori cioè che potenzino le possibilità umane e non le limitino artificialmente. Il movimento deve indicare quali sono le strade da percorrere perché i cambi di mentalità corrispondano a necessità di vita, anzi siano le soluzioni per una vita migliore e trovare le fonti di finanziamento perché la ricerca le studi e l'industria le applichi. Le soluzioni trovate non faranno diminuire il PIL, ma risolveranno i problemi.
Piuttosto che indicare la soluzione facile di ridurre tutto sarebbe meglio trovare le soluzioni con nuove tecnologie o soluzioni organizzative per ridurre l'impatto ecologico dando vantaggi e non introducendo limiti.
Non credo di essere il primo a fare questa critica, che viene rigettata dal movimento per la decrescita felice bollandola come "crescita sostenibile" perché non mette in discussione la tendenza ai consumi e la società capitalista. Per Latouche la "crescita sostenibile" è un ossimoro, perché la crescita per sua natura è un mostro insaziabile che si nutre incessantemente di nuove risorse.
L'esempio che mi piace, derivato dalla natura, è quello dell'albero, che cresce rapidamente e poi più lentamente e alla fine si stabilizza a una forma e dimensione ottimale: nella natura non esiste la crescita senza fine. Ma l'albero e il bosco continuano a vivere, in modo costante.
Per dire la verità se non ci sono influenze esterne il bosco si espande costantemente fino a occupare tutto il territorio su cui esistono condizioni vitali. Una volta occupato tutto il territorio lavora internamente ed in modo incessante per utilizzare il materiale organico eistente.
Questo esempio lo potete leggere più estesamente nel blog di Marco, un pubblicitario che lavora per la decrescita senza applicare ideologie estreme ma con il passo concreto di una sana crescita robusta e consapevole.
Ci sono molti esempi di tecnologia amica, perché lo spreco è la stupidità, come chi continua a usare le lampadine a incandescenza per la pigrizia di cambiarle. La conclusione dei ragionamenti fatti è che l'analisi della situazione futura è chiara e coincide, i metodi per affrontarla sono diversi, val la pena che ognuno vada per la propria strada e poi si vedrà chi arriva prima. Quello che conta è arrivare, uscendo dai laboratori con la soluzione o vivendo in una società tipo Amish. A ognuno la propria scelta.